Apre la prima "izakaya" di Bari: «Proponiamo la cucina delle nonne giapponesi»
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lunedì 25 novembre 2024
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di Giancarlo Liuzzi - foto Paola Grimaldi
Con questo nome viene definita una piccola osteria di quartiere dove i giapponesi si rilassano dopo una giornata di lavoro, mangiando ma soprattutto bevendo. Il nome è composto dalle parole i (sedersi), saka (bevanda alcolica) e ya (negozio). Un ambiente raccolto, con pochi posti a sedere, a ridosso di un unico bancone e con arredamento minimal.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il locale pugliese si avvicina molto all’originale, tanto da avere ricevuto la certificazione di “vera cucina giapponese” dalla Jetro (Japanese External Trade Organization), ente creato dal governo del Sol Levante che attesta l’autenticità delle attività commerciali aperte all’estero.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
A Bari tra la miriade di all you can eat e locali fusion, soltanto il ristorante Taku in via De Nicolò può vantare di aver ricevuto questo riconoscimento.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Non è facile ottenere il “marchio” – ci spiega Gianni -. Bisogna avere degli chef giapponesi certificati o dei cuochi allievi di questi ultimi, usare l’80% di prodotti made in Japan e le attrezzature e le preparazioni devono rispecchiare delle precise regole. L’attestato viene rinnovato ogni due anni, nel corso dei quali vengono fatti controlli e richiesti documenti di aggiornamento».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Siamo quindi andati a visitare “Yumi Izakaya”, un locale che arricchisce l’offerta gastronomica del capoluogo pugliese, città che negli ultimi anni ha visto nascere decine di ristoranti di cucina internazionale. (Vedi foto galleria)
Ad accoglierci, dietro una porta in metallo e vetro, troviamo subito delle soffuse lanterne giapponesi. «Le izakaya vengono anche chiamate “lanterne rosse” – ci dice il proprietario invitandoci a entrare -. Vengono affisse all’ingresso con la scritta del tipo di pietanza preparata all’interno. Qui le abbiamo scelte chiare, visto che quelle rosse sono ormai associate alle attività cinesi».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci troviamo in un ambiente voltato dai colori tenui (curato dall'architetto Antonio Giannoccaro) in cui a dominare c'è un lungo bancone con cucina a vista corredato da una fila di sedie. Qui infatti si sta più che altro seduti al bancone: sono solo due i tavoli presenti. Ad “arredare” il posto dall’aspetto molto minimal, ci sono piatti, bicchieri, le immancabili hashi (bacchette), oltre a liquori giapponesi e un servizio da tè nero e dorato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma come è nata l’idea del locale? «Ho sempre avuto la passione per la cucina e per i viaggi, fatti soprattutto in Asia - ci dice Gianni -. Nel 2008 ho aperto in Salento uno dei primi ristoranti fusion giapponesi di Puglia, ma poi mi sono innamorato delle izakaya e, dopo aver lavorato a Kyoto in una di esse, ho voluto portare qui quest’idea di offerta culinaria».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 2017 nacque così a Lecce il primo izakaya, al cui nome viene aggiunta la parola “yumi”: l’arco tradizionale giapponese, usato in antichità dai samurai. «Andammo in quattro appositamente a Tokyo, nel mercato di Asakusa, per acquistare ceramiche, attrezzature e prodotti che sarebbero serviti nel ristorante», sottolinea Perrone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il successo dell’osteria salentina ha posto quindi le basi per l’apertura della sede barese, in cui si potranno assaggiare piatti come il ramen, l’okonomiyaki (una frittella agrodolce), le takoyaki (polpette fritte) e i gyoza (ravioli), passando per le tempure fino ai più classici sushi e sashimi, preparati soltanto però solo nei giorni in viene trovato il pesce adatto.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Molte pietanze sono cucinate con la robatayaki – ci illustra Gianni -. Si tratta di una griglia a carbone in diatomite usata dai pescatori giapponesi per cucinare il pesce direttamente in barca. Siamo in pochi ad utilizzarla. Conferisce ai cibi un sapore affumicato, fondamentale per il gusto della cucina orientale. Tra i piatti cotti in questo modo ci sono gli yakitori, spiedini grigliati realizzati con differenti parti del pollo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ad accompagnare le pietanze vengono poi serviti vari tipi di sakè, cocktail come il chuhai o liquori tradizionali tipo l’umeshu, preparati direttamente dall’executive chef giapponese Hirotsugu Aisu. Quest’ultimo è autore di uno dei primi libri italiani sul sushi ed è anche un artista con numerose mostre ed esposizioni alle spalle.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Sono legatissimo alle tradizioni della mia terra e vorrei organizzare nel ristorante attività di conoscenza del mondo orientale – ci rivela Hirotsugu -. L’idea è quella di proporre qui corsi di formazione culinaria e artistica, così da trasformare l’izakaya in un vero e proprio centro di cultura nipponica a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
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